Alessandro Moscè con Per sempre vivi (Pellegrini, 2024), ha vinto la prima edizione del Premio Nazionale Poesia del Mezzogiorno: ad annunciarlo la Presidente della giurati Elisa Donzelli Il premio è stato consegnato dal sindaco del Coimune di Circello Gianclaudio Golia, al termine della cerimonia presso il Palazzo Ducale. Uno dei momenti più suggestivi è stato la lettura da parte dei tre finalisti, che hanno condiviso le loro opere con il pubblico. Queste letture hanno permesso a tutti i presenti di vivere l’essenza della poesia in maniera diretta e coinvolgente. Un sentito ringraziamento va ai giurati Giancarlo Alfano, Beatrice Alfonsetti, Gabriele Iarusso e Stelvio di Spigno, che con la presidente hanno valutato le opere pervenute. Un ringraziamento anche alle finaliste Angela Bonnano che ha partecipato con Cusi e scusi (Mesogea, 2024) e ad Anna Maria Farabbi per Ninna nanna talamimamma (Kaba, 2023), nonché a Christian Sinicco, presidente dell’associazione Poiein, alla rivista Poetipost68, ai poeti DDanilo Poggiogalli, Federica Introna e Nicola Sguera. Il premio rappresenta il primo passo di un progetto che vuole valorizzare la poesia e la cultura nel e dal Mezzogiorno, con l’obiettivo di far crescere sempre di più l’iniziativa nelle prossime edizioni.
Per sempre vivi è un libro nel quale convivono un sofferto lirismo, sobrio ma partecipato, e un rigore che si esprime con metafore lucide, spesso dolenti, profondamente vere. I versi di quest’opera calibrata e omogenea richiamano il senso del tempo e del passato, della realtà e dei suoi contatti severi e difficili con l’io, richiami autobiografici struggenti e al contempo ineludibili per sviscerare una condizione umana che solo a tratti sembra illuminata dalla speranza. Essa sta tutta nella ferrea fiducia dell’autore nella parola poetica, nei suoi anfratti verbali divergenti ma vivi, nella conoscenza delle cose che permette di aprire un varco attraverso l’umano, proprio lì dove sembrano affermarsi solitudine e malattia. Il senso dell’identità personale, storica e comunitaria, unifica quest’opera attraverso rievocazioni precise, figlie di una visione del mondo matura e autentica in ogni sua proiezione linguistica, anche minima.