La crisi, la latitanza della critica: se ne discute sotto voce, spesso con giudizi avventati, superficiali, ideologici. Nella poesia italiana di oggi le lacune sono evidenti, data soprattutto la sproporzione tra il ribadire un presunto canone (è mai possibile tentare questa impresa in tempo reale?) e la mancanza di monitoraggio delle generazioni a partire dai nati negli anni Sessanta. In questa visione va senz’altro inquadrato positivamente lo studio critico di Francesco Napoli Poeti italiani nati negli anni ’60 (InternoPoesia, 2024), dotato anche di un apparato antologico, che segue una mappa orientativa di tipo storico-geografico (Dionisotti e Bo insegnano) e che sembra obiettiva, se non del tutto esaustiva. E’ altresì inevitabile che si possano segnalare delle assenze di rilievo, ma anche Pier Vincenzo Mengaldo nella celebre antologia Poeti italiani del Novecento (Mondadori, 1978), vera e propria pietra miliare, nel confermare un panorama sostanzialmente dispersivo che andava da Govoni a Gozzano, da Saba a Montale, a Bertolucci, fino a Porta, Raboni, Rosselli e Loi, entrò in conflitto con lo sperimentalismo e con i fautori di un più ricco policentrismo. Stando ai tempi più recenti il rigore del poeta e critico Andrea Temporelli, attraverso un repertorio vastissimo, vero e proprio catalogo via Facebook che diventerà presto un libro, ci pone implicitamente dinanzi ad un nodo mai sciolto: quanti poeti esistono in Italia? Come classificarli? Come passarli in rassegna? Con quale criterio e dispositivo? “E’ come attraversare una palude”, ammette Temporelli, persona intelligente che rischia, azzarda, si espone con generosità. Altrettanto interessante è il sito www.poetipost68.it ideato da Elisa Donzelli, poetessa e docente universitaria, che nel suo manifesto scrive: “Iniziato il nuovo millennio, in venti anni di crescita, come coetanei, o generazionalmente più vicini l’uno all’altro, abbiamo tentato di parlare di noi (più che tra noi) in spazi franchi, scoprendo che le riviste militanti si spostavano sul network e che forse non bastavano atlanti o mappe di un presente difficile da solcare e censire per segnare un’appartenenza”. Viene ribadito il senso di generazioni che sostanzialmente non ci sono. Proliferano gli individui e i gruppi, ma non i collettivi nella ricerca di archetipi come la memoria e la storia, nonché di alcune parole chiave come quadro documentario. “L’Anello critico” (CartaCanta), ideato da dal poeta Gianfranco Lauretano, spinge nella direzione di un annuario che contiene dei principi di buona critica fondata direttamente sull’analisi del testo priva di pregiudizi e tabù, nonché sulle uscite più significative, non esente dall’esprimere opinioni di carattere teorico con ampiezza di orizzonti.
Ripartire dalle generazioni, dunque, ma anche da ciò che Franco Cordelli individua nella critica fulminea e nel portato estetico, intuitivo, secondo gusti e sensibilità tesi a scongiurare un certo immobilismo e che metta al centro, semplicemente, le letture e la lingua poetica. Nel “Corriere della Sera” del 21 luglio 2024, Cordelli afferma: E’ rimasta la critica accademica. Ma essa non è fondata che su valori consolidati e sull’eterna ripetizione o, al massimo, su varianti e altre varianti”. Evitiamo pertanto di dividere la poesia tra salvati e rimossi, tra privilegiati e naufraghi, tra chi è destinato a rimanere e chi è già annegato nell’indifferenza generale. Ma per fare questo bisogna contrassegnare il nuovo e la sua rappresentazione, non ribadire il vecchio nelle sue dinamiche divisive.
Alessandro Moscè