IL PAESAGGIO RANDAGIO DI LUIGI BARTOLINI

Dal 29 ottobre 2023 al 7 aprile 2024 presso i Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi di Macerata, si tiene la mostra dal titolo “Luigi Bartolini attraverso il colore”, incentrata sulla produzione pittorica di Luigi Bartolini (1892-1963), nativo di Cupramontana, di cui si sta celebrando il sessantesimo anniversario dalla morte. Scrisse Enzo Siciliano su “Repubblica” (28 settembre 2002): “Di Luigi Bartolini marchigiano, incisore di qualità, quindi pittore e poeta, prosatore, narratore di racconti amorosi, va messa alla luce la natura randagia e il magnifico scatto virile che assolutizza solitudine e sensualità, ma anche rabbia, insolenza e tenerezza”. La mostra maceratese, a cura di Manuel Carrera, si avvale di un comitato di studio presieduto da Vittorio Sgarbi e sostenuto da Luciana Bartolini, figlia dell’artista. Il percorso espositivo è suddiviso in quattro sezioni che affrontano i temi principali di una vera e propria poetica pittorica. La prima sezione è riservata a “L’intimismo domestico”. Nei primi anni del Novecento Luigi Bartolini realizzò dipinti ad olio che raffigurano stanze casalinghe e protagonisti anonimi, familiari, che riempiono l’atmosfera con la loro presenza (dalla vena espressionista). E’ stato notato il delicato lirismo che caratterizza le sessanta opere della mostra, senz’altro scorporate da quella tendenza al realismo tipica di quell’epoca. Armanda (1914, collezione privata) e La camera di Anna (1914, collezione privata), ad esempio, si distinguono per la pastosità e la luminosità del colore, nonché per il tratto fortemente marcato. La seconda sezione dedicata alle “Nature morte” ricalca uno dei temi prediletti da Bartolini, che ebbe a dire di aver inciso topolini morti, spine di pesce, farfalle imbalsamate con grande partecipazione emotiva, perfino con “godimento”, prendendo a prestito le parole dello stesso autore. Se l’interpretazione pittorica delle nature morte è istintiva, essenziale e gioiosa in pittura, è contemplativa e velatamente malinconica nell’incisione, come riportato nel catalogo della mostra. Il terzo percorso è dedicato al “Paesaggio”, per lo più segnato dalla collina marchigiana, da ciò che Bartolini vede dalla sua finestra, da una morfologia che dall’Appennino si abbassa e risulta un luogo ameno, riparato, verdeggiante. La sezione conclusiva della mostra, “Brani di vita”, prende in esame una certa interiorizzazione della realtà. Le scene quotidiane indicano un tempo remoto scandito soprattutto dagli oggetti. Luigi Bartolini, notoriamente sulfureo, scriveva di sé e della sua arte: “Guardate quanto è bella tale pittura eppoi andate a negare che io non sia un pittore giorgionesco e perfettamente in relazione col tempo moderno”.

Alessandro Moscè

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