NELL’EPOCA POSTUMA TORNANO LE IDEOLOGIE?

Nell’epoca post ideologica e post capitalistica, in cui la modernità è una nebulosa, un qualcosa che non si è ancora riusciti a determinare neppure linguisticamente, si acuiscono i conflitti politici e di conseguenza economici. Lo stesso populismo, con ogni probabilità, ha intensificato l’instabilità del Paese, ma la destra e la sinistra si fronteggiano con le caratteristiche secolari di un tempo. L’impressione è che vi sia un ritorno all’ideologia per recuperare l’identità perduta. La crisi iniziata nel 2008 e tutt’altro che terminata, alimenta forme di ideologia che sembravano superate. Sentendo parlare i nostri politici di opposti schieramenti, si evince che la destra rimane sostanzialmente conservatrice sul piano culturale e liberista, mentre la sinistra trattiene la tendenza progressista sul piano culturale e nell’economia chiede l’intervento dello Stato per ridurre la povertà. L’ascesa di Giorgia Meloni e il suo incarico di Presidente del Consiglio sono fatti significativi che la rivale Elly Schlein contrappone sul piano teorico nel lavoro, nell’integrazione, nella forza antisistema e nell’antifascismo. 168 intellettuali hanno sottoscritto l’appello per una visione comune all’insegna della giustizia sociale e climatica. Si torna alle istanze radicali, mentre il premier sbaglia clamorosamente nel dire che l’eccidio delle Fosse Ardeatine è stato un atto contro gli italiani. Sappiamo bene che è avvenuto contro gli italiani partigiani, gli italiani comunisti, gli antifascisti e gli ebrei. L’eredità del capitalismo e del socialismo produce uno scontro che torna alle origini, alle radici, alle appartenenze. L’auspicato umanesimo del terzo millennio è dunque lontanissimo. Sullo sbarco dei migranti dall’Africa, sui ricatti degli scafisti, sulle navi dell’Ong, sui naufragi, sui rimpatri, sugli irregolari e sulla collaborazione internazionale le divisioni sono nette, determinate in gran parte dai pregiudizi della maggioranza e della minoranza e da nessuno spirito di cooperazione. In questa manichea scomposizione l’Italia ha forse il primato europeo. Ci si fraziona su tutto e si è sempre meno solidali, partecipativi, dialoganti. Le parole chiave destra e sinistra non hanno fatto il loro tempo e Norberto Bobbio, a quanto pare, trent’anni dopo l’uscita di un libro di grande impatto, viene smentito: nel 2023 il popolo di destra e il popolo di sinistra sono sempre più diseguali, inconciliabili. Negli anni sessanta e settanta il vaticinatore Aldo Moro sosteneva la centralità della persona al cui servizio si pongono lo Stato e le istituzioni. In uno stato di emergenza auspicava le famose convergenze parallele e il compromesso storico. L’approccio costruttivo e rispettoso dell’altro è andato a farsi benedire. Se non ci sono più i maestri che ispirano e orientano la costruzione del futuro, è inevitabile la confusione, la caccia al nemico. Ci piace far riferimento ai poeti, alla loro perspicacia civile. Anna Maria Ortese scriveva acutamente: “Nessuno verrà su questa terra / a dirci la ragione delle cose, / fosse anche una ragione da niente; a svegliare i morti bambini, / a svelare la legge totale della / iniquità” (da La luna che trascorre, raccolta poetica edita da Empiria nel 1998).

Alessandro Moscè

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