CHE COS’E’ LA FORZA CALMA?

Se ne sente parlare tutti i giorni: siamo passati dall’adrenalinico e logorroico premier Matteo Renzi al mite e mansueto leader Paolo Gentiloni. La forza calma (lo slogan venne introdotto per la prima volta nel 1981 dal presidente della Repubblica francese François Mitterrand) sarebbe una strategia efficace per affrontare i mali del mondo utilizzando la lucidità flemmatica nel contrasto irriverente, chiassoso. Una dote, quindi, non solo politica (perfino meditativa). Una volta l’esponente di un partito locale mi disse: “Non vince il più bravo, né il più preparato, ma il più calmo”. Probabilmente aveva ragione, dati gli esiti della campagna elettorale che lo premiarono. Niente agitazione, niente rabbia: la forza calma sembrerebbe il consiglio di uno psicologo per affrontare lo stress della vita di oggi che ci fa correre da un posto all’altro. Autocontrollo nel tono della voce, nei muscoli, nel respiro. Ma parliamo di strategie, di atteggiamenti comuni. E’ sufficiente la forza calma per affrontare al meglio la crisi economica ed occupazionale, il dramma dei migranti, lo scontro sullo ius soli? Crediamo proprio di no. Potrebbe essere il mezzo per vincere le elezioni del 4 marzo, ma non per garantire soluzioni vantaggiose. La cornice non fa il quadro. Un modo di essere, spesso, si confonde con le capacità reali dell’uomo. E’ una maschera, un’interpretazione pedissequa. Secondo il sociologo Francesco Alberoni l’ottimismo aiuta a vedere le possibilità dove gli altri non vedono nulla, ad immaginare  soluzioni positive anche nelle crisi più gravi. L’insolubile non esiste, ma è ovvio che bisogna andare oltre l’analisi. Per tornare alla politica di questi giorni, spiegazioni e soluzioni si differenziano sempre più nettamente, una volta sciolte le camere. La recessione imprenditoriale fa dell’Italia un paese ancora alle corde. Il mutamento in peggio della politica stessa collima con l’economia che non rialza la testa, nonostante le rassicurazioni di Gentiloni (chiudono molte più aziende di quante aprono i battenti). Nessuno, nell’ultimo decennio, ha saputo affrontare degnamente il debito pubblico: da Prodi, a Berlusconi, a Monti, a Letta, a Renzi, a Gentiloni. La lotta all’evasione fiscale è blanda. I partiti politici non sono più formativi. La divisione tra la destra e la sinistra, nel 2017, non è un contrasto ideologico, ma una reazione viscerale che spesso trascende i contenuti, come in ogni apologia. Quante volte abbiamo sentito parlare di eccesso di burocratizzazione per ritrovarci punto a capo? La personalizzazione dei partiti ha fatto il resto. La cultura è stata affossata da una società incapace di offrire un’analisi del millennio in corso e di trasporla in un modus vivendi che guardasse anche all’immaterialità dell’esistenza. La forza calma è un vestito che fa effetto, null’altro. Nicolás Gómez Dávila, nel suo Tra poche parole (1992) scriveva: “La massima puerilità politica sta nell’attribuire a determinate strutture sociali i vizi inerenti alla condizione umana”. Sono sempre gli uomini che sbagliano e che costruiscono un sistema fallimentare, anche i più calmi.

Alessandro Moscè

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