IL SEQUEL DEL MOSTRO DI FIRENZE

Si riapre un capitolo infinito: il mostro di Firenze e quei delitti delle coppie che macchiarono le dolci colline di Firenze tra il 1968 e il 1984. Neanche Stephen King sarebbe stato più capzioso per un sequel che sembra destinato a non chiudersi, tra depistaggi, scoperte, sospetti, indizi e poche prove. Pacciani, Vanni e Lotti, i compagni di merende, erano gli esecutori dei duplici omicidi, come la magistratura ha accertato. Ma non sappiamo ancora se lo siano stati per tutte le morti dei giovani. C’era un livello più alto che ordinava il massacro? Si è parlato di logge massoniche, di sette esoteriche, di servizi segreti deviati. Oggi spuntano un ex legionario di estrema destra e la possibilità di una manovra eversiva negli anni della strategia della tensione. L’Italia si è inorridita e appassionata di fronte a questa vicenda che tiene ancora con il fiato sospeso i familiari delle povere vittime. Gli elementi per raccontare un thriller unico ci sono tutti: i contadini insospettabili, un presunto medico, i piani superiori che rimangono nascosti. Il giallo della televisione e della narrativa contemporanea, onnipervadente, si trasferisce nella realtà e si perpetua nel tempo. Pacciani, Vanni e Lotti sono morti, ma il cerchio non si è chiuso. Perché il male, paradossalmente, attira più del bene? Perché non ne conosciamo tutte le trame, perché è imprevedibile, ma rispecchia scaltrezza, furbizia. Tutto ciò che non si capisce suscita più interesse rispetto ad una condotta lineare. Gli psicologi dicono che la seduzione del thriller è anche un modo per esorcizzare le nostre paure. Per altri il delitto efferato attira perché emoziona e suscita un picco contro la noia della quotidianità (la cosiddetta “palestra emotiva”). Ci auguriamo che il quadro sui delitti del mostro di Firenze si componga nella sua interezza e che vengano consegnati alla giustizia tutti i colpevoli, anche gli “invisibili”, se davvero ci sono. Forse la parte più oscura dell’uomo non esulterà, ma cercherà di allungare l’elucubrazione sul sequel per renderlo più avvincente. Film, reportage e romanzi non sono bastati: il timore (e il piacere) universale del pericolo continua guardato dal di fuori. Il grande cantante Freddie Mercury affermava: “La monotonia è un male. Ho davvero bisogno di pericolo. Il pericolo è l’eccitazione”.

Alessandro Moscè

 

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