Torno su un argomento scottante: è un’illusione, una speranza, un traguardo o semplicemente un’invenzione umana priva del tutto di fondamento scientifico? La ricerca della felicità passerebbe per l’impossibile: rendere l’uomo immortale, o meglio, artefice della rinascita, più che della resurrezione. Me ne ero occupato già nel novembre del 2016, ma la cronaca ci illumina ancora su ibernazione e infinito. Stiamo parlando di corpo, di materia, di fisicità. La società Alcor promette il risveglio tra 300 anni: nel frattempo la medicina avrà trovato la cura giusta per il problema che ha portato alla morte. Il primo passo, spiegano dall’Arizona, avviene subito dopo la dichiarazione di morte legale del paziente. Vale a dire quando cuore e polmoni smettono di funzionare, ma le loro cellule sono ancora vive. Leggo da una rivista mensile: “Abbiamo l’equipaggiamento che serve perché il cuore continui a battere, così che i medicinali che somministriamo continuino a scorrere e a circolare nel corpo. Gli diamo ossigeno e una volta che il paziente viene stabilizzato, lo portiamo in sala operatoria”. A questo punto il cuore viene incannulato, così da poter sostituire il sangue con una soluzione vetrificante immessa in circolo. Il paziente è pronto per essere trasferito nelle capsule di ibernazione, dove un altro computer proseguirà il processo di graduale abbassamento della temperatura finché non si raggiungerà quella dell’azoto liquido, vale a dire -196 gradi centigradi. Leggo ancora: “A quel punto, tutti gli atomi smettono di muoversi. Il paziente rimane al sicuro per il tempo necessario”. Alcor è stata fondata proprio con lo scopo di offrire servizi di crioconservazione a individui le cui condizioni di salute vanno oltre quello che l’attuale medicina può fare. I morti sono ibernati in enormi silos, come si trovassero in una fabbrica che tratta materiale biologico o prodotti agricoli. Invece si lavora in un’officina della vita oltre la vita. Il servizio offerto costa intorno ai 200mila dollari. Se la tariffa è troppo elevata, si può crioconservare solo la testa per circa 80mila dollari. Negli Stati Uniti è conservato il corpo di una 14enne britannica, J.S., deceduta per cancro a ottobre, il cui corpo è stato sottoposto al trattamento nientemeno che su ordine dell’Alta Corte di Londra con il consenso della madre e contro il volere del padre. Per ora siamo nella fantascienza, ma accertiamo che l’uomo è sempre meno spirito e sempre più vita terrena. Non vuole arrendersi al passare del tempo, alla vecchiaia, alla malattia, alla morte, alla fine di tutto ciò che conosce. Vuole restare dove è vissuto, tornarci, ripartire da capo. Che sia questo presupposto, l’accostamento parallelo con Charles Baudelaire, un poeta maledetto, il padre del modernismo, quando dice: “Che importa l’eternità della dannazione a chi ha trovato, per un attimo, l’infinito della gioia?” E’ quella gioia momentanea che si vuole stringere e che non si immagina possa essere altrove: invisibile, imperscrutabile, non a portata di mano. Ma l’uomo non può disporre di tutto, neppure di ciò che è suo.
Alessandro Moscè