IL SOGNO TRANSUMANISTA

Se guardiamo le stagioni dell’anno solare si ci accorge che ormai dall’inverno si passa direttamente all’estate, con una sottrazione sistematica della primavera e dell’autunno. Sono cambiate le condizioni climatiche, che hanno di fatto portato a sbalzi improvvisi di temperatura da un giorno all’altro, confermando il noto proverbio che conosciamo tutti. Ieri indossavamo il paltò, oggi usciamo di casa in maniche di camicia. La stessa cosa sembra succedere con l’età dell’uomo. Si diventa adulti, ma con si procede gradualmente verso la vecchiaia. No, la vecchiaia sta per essere debellata come un morbo. Dalla buona salute si finisce per crollare all’ultimo giorno, senza che le funzioni vitali, il più delle volte, vengano compromesse in un processo lento di usura. A conferma di questa tesi, è uscito da poco un libro di Michel Onfray dal titolo Décandence (edito in Francia da Flammarion), dove l’autore scrive: “La nascita non deve più obbedire ai capricci della natura ma procedere verso un volontarismo scientifico, così che il dolore debba scomparire. Tutto quello che ostacola l’edonismo deve essere rimosso. La disabilità, la malattia, l’invecchiamento, ma anche la malinconia, la depressione, il dolore. L’uomo nuovo sarà ottenuto dalla scienza, dalla medicina, dalla biologia, dalla chirurgia, dalla farmacologia, dalla genetica”. Come riportato sul quotidiano “Il Foglio” del 17 maggio, Google, Amazon e Facebook starebbero già lavorando ad un grande monopolio delle idee investendo milioni di dollari in un progetto che metta fine all’invecchiamento. E’ questo il sogno transumanista. La tecnologia sconfiggerà la paura della morte, l’ansia umana di precarietà e di finitudine. C’è un’altra tendenza sviluppata con forza e che implica un intento volto a conglobare un “pensiero unico”: il progresso illuminato da raggiungere con la tecnologia. Un’ideologia del consenso fondata sull’agorà elettronica, come asserisce Jonathan Taplin, scrittore e manager americano, da tempo schierato contro il “capitalismo della sorveglianza” dei grandi mezzi di comunicazione online, rivendicando l’attenzione verso ogni forma di creatività per limitare il potere onnipervadente della rivoluzione digitale. Potremmo riuscire ad non invecchiare, ma non riusciremo a non morire. L’esilir di lunga giovinezza è in fase di sperimentazione, o forse no. Ma l’uomo, i suoi conti, li fa con il mistero dell’esistenza dopo la vita, con “i confini dai quali nessuno è più tornato”, parafrasando William Shakespeare. Google raggrupperà le migliori menti internazionali impiegate nel campo della biologia molecolare, della fisiologia umana, della gerontologia, per far luce su tutti i meccanismi che determinano l’invecchiamento e quindi la morte. Attraverso un lavoro congiunto, entro una decina d’anni, prevede d’individuare il modo per trasformare l’uomo in un highlander. Si parte dalle tartarughe, dalla specie Emydoidea blandingii, le cui femmine a 80 anni depongono ancora le uova, senza mostrare alcun cedimento strutturale. Non sono gli unici animali dotati di simili prerogative. Anche fra pesci e anfibi ci sono specie che sembrano non conoscere l’invecchiamento. Lo stesso accade con le meduse, tipo la Tuttitopsis dohrnii, che dopo la fase riproduttiva, anziché morire, scivola in fondo al mare ritornando allo stadio iniziale di polipo (un po’ come se una farfalla, prima di spiccare l’ultimo volo, si ritrasformasse in bruco). Siamo elaborando una grande illusione, una fantascientifica promessa, un romanzo visionario o la realtà reale? Il motto è: “dont’be evil”. Jorge Luis Borges risponderebbe sarcasticamente: “La morte è un’usanza che tutti, prima o poi, dobbiamo rispettare”.

Alessandro Moscè

 

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