L’ETERNITA’ COSTANTE DEL SASSOFERRATO

L’arte del passato (1600) torna con Giovanni Battista Salvi, il Sassoferrato, e con la mostra che si terrà dal 17 giugno al 5 novembre nella città natale del pittore che amava in particolare la Madonna e i ritratti degli uomini di chiesa. Esistono più di trecento opere del Sassoferrato nei musei del mondo, inclusa la maggior parte dei suoi rimanenti disegni conservata nella collezione Reale del Castello di Windsor in Inghilterra (e che in parte saranno inclusi nella mostra). Il fascino di ogni tela o disegno che proviene dai secoli attraversandoli intatti, come se da ieri ad oggi trascorresse un solo giorno, sta proprio nella forzatura del tempo, nel suo recupero, o meglio nel suo annullamento. La Madonna orante o la Madonna col bambino dormiente ci consegna la devota bellezza, la stesura levigata del colore, la luce tersa. Il tempo è anestetizzato specie nel candore dei volti. Scriveva Jorge Luis Borges nel libro Finzioni (1944): “L’uomo vive nel tempo, nella successione del tempo, e il magico animale nell’attualità, nell’eternità costante”. Lo scorrere del tempo ci spaventa, perché ogni età cronologica che avanza avvicina inesorabilmente al mistero più grande dell’esistenza: la morte. Osservando le opere del Sassoferrato, di ispirazione divina, mistica, si ha l’impressione che voglia inglobare il senso escatologico di una vita diversa dalle altre. La Madonna, del resto, non è mai morta, ma salita in uno stato di dormizione, di veglia perenne, che però la fa restare vigile sull’essere umano, come misurasse il tempo e lo spazio della sua preghiera, nel raccoglimento che Giovanni Battista Salvi, come pochi, è riuscito ad immortalare. Si dice che il Sassoferrato non firmasse né datasse le sue opere: un altro segno di immortalità che ricorda il regista Federico Fellini, che non inseriva mai la dicitura “fine” al termine dei suoi film. La delicatezza della Vergine del pittore, di qualunque Vergine, è un esempio altissimo di trapasso della Madre, di assunzione in cielo, là dove sembra che i confini non esistano mai. Il cielo come preludio alla Gloria Celeste tra corpo e anima. La liturgia del Sassoferrato, nel tenero abbraccio tra Madre e Figlio, presenta una caratteristica cromatica che varia impassibilmente dal bianco al rosa, al blu. Le icone senza tempo innalzano una testimonianza in un’iconografia. Non idealizza, né ha elaborazioni sofisticate. La naturalezza di Giovanni Battista Salvi è trattata con deferenza, senza orpelli. Un anti Caravaggio che resiste al tempo e che nella boschiva Sassoferrato ritrova la sua bottega ideale.

Alessandro Moscè

 

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