BORIS PAHOR E SUOI 105 ANNI

Oggi, sul “Corriere della Sera”, la giornalista Marisa Fumagalli intervista lo scrittore Boris Pahor che ha compiuto 105 anni. Colpisce nella sua curiosa ritualità il narratore nato a Trieste, sloveno con la cittadinanza italiana, del quale nessuno si era mai accorto, dato che i suoi libri, da noi, sono stati pubblicati con incredibile ritardo. Deportato dai nazisti nei campi di concentramento in Francia e in Germania, si salvò. Da quel momento ha detto di non aver avuto più paura di niente, di nessuno. Agghiacciato dallo squadrismo che portò all’incendio del Narodmi Dom, la casa degli sloveni a Trieste, ammise che superata la prova poteva resistere a tutto, anche alla vecchiaia, come non fosse mai sopraggiunta. “Il tempo mi lascia indifferente”, chiosa sbrigativamente. Ha sempre scritto in sloveno, iniziando dal ritratto dei vaporetti, le splendide motonave triestine. A scuola andava male e confondeva la sua lingua con quella italiana. Veniva denigrato dagli insegnanti e i suoi quaderni erano segnati con la penna rossa dalla prima all’ultima riga. Ma chi è Boris Pahor nel 2018? La sua sorprendente giornata da centenario prevede il suono della sveglia alle 5.30 del mattino. Taglia la rosetta in sette parti (il panino deve essere rotondo, altrimenti non va bene), aggiunge la marmellata, spalma il burro. La sera mangia la torta alla crema (quando capita), rifiuta il vino, ma fa uso di acqua a volontà bevendo direttamente da una bottiglietta di plastica per curare al meglio l’ernia iatale. Latte e zucchero sono ingredienti preziosi. E poi il ginkgo biloba, l’elisir di lunga vita, il grande segreto dell’autore di Necropoli (dato alle stampe nel 2008 da Fazi). Aiuta nelle insufficienze venose degli arti inferiori, nei disturbi della permeabilità capillare, nel deficit della circolazione arteriosa e della concentrazione. Ha effetti postivi sulla memoria e il ginkgo è ricco di antiossidanti che inattivano i radicali liberi con un effetto antinvecchiamento. Previene il danno ischemico, conserva proprietà antinfiammatorie e neuro protettive. Insomma, un vero e proprio toccasana. Lo scrittore si cura da solo e diffida dei medici: se può li evita. La lotta di Boris Pahor, nel 2018, è contro i radicali liberi, i trombi, l’infarto e l’ictus. Ieri si batteva contro i totalitarismi. A metà degli anni Settanta fu testimone scomodo di un controverso Novecento tramite il reportage-intervista in cui denunciò il massacro di 12.000 prigionieri di guerra appartenenti alla milizia anti-comunista slovena. Quindi i crimini delle foibe perpetrati dal regime comunista jugoslavo. Era una pagina bianca e Pahor la scrisse per amore di verità. “Attenzione a chi vuole prendere dagli altri e dominare”, ammonisce. Ma il ginkgo biloba gli interessa di più. Boris Pahor è semplicemente rimasto giovane.

Alessandro Moscè

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