L’ITALIA E L’UOMO FORTE

L’Italia ha bisogno di un cambiamento nel modo di gestire la cosa pubblica: ripeterlo equivale ad essere ossessivi, almeno dal 2008. Sì, ma quale cambiamento si auspica, in definitiva? E chi può essere il fautore di una sterzata? Un partito, un movimento, una sola persona? Ci ha provato Matteo Renzi a dare un svolta significativa, ma non ci è riuscito. Si dice che l’Italia sia pronta per affidarsi ad un uomo forte. Renzi lo sarebbe stato, qualora il referendum avesse avuto un altro esito? La memoria ci insegna che in Europa gli uomini forti hanno condotto a derive nazionaliste e a sfaceli umani. Questo uomo forte, dovrebbe essere un decisionista per fare che cosa? La crisi economica ed occupazionale senza precedenti offre un quadro frastagliato, non omogeneo e interscambiabile. Tutti dicono tutto e il contrario di tutto. Torniamo all’uomo forte. Renzi, Grillo, Salvini, Berlusconi? O meglio, Donald Trump, il protezionista che guarda agli operai? Il seducente Vladimir Putin? L’uomo forte dovrebbe chiudere le frontiere, abbassare le tasse, offrire incentivi fiscali e diminuire i politici? La domanda ci fa capire ancora una volta che la recessione a livello globale non può essere affrontata senza un progetto comune, europeo, condiviso su scala internazionale e che non poggi solo su regole liberiste, finanziarie, mercantili. L’Europa non funziona non perché manchi l’uomo forte, ma perché non c’è un’organizzazione strutturale che la sostenga alla base. Prevalgono gli interessi locali, di questo e di quel Paese. Il caso Brexit e la vittoria del leave che ha soddisfatto i britannici favorevoli all’uscita dall’Ue, ha sollevato questioni rimaste all’angolo. Resta un fatto, però, che in democrazia fa la differenza oltre ogni analisi: la voce del Paese. Otto su dieci italiani vorrebbero l’uomo forte e solo al comando, un modello per tutti. Soprattutto fra i più giovani, che sono i più disillusi dalla politica e dai partiti. Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello, ci lancia una provocazione, quando lo scrittore siciliano afferma: “La causa vera di tutti i nostri mali, di questa tristezza nostra, sai qual è? La democrazia, mio caro, la democrazia, cioè il governo della maggioranza. Perché, quando il potere è in mano d’uno solo, quest’uno sa d’esser uno e di dover contentare molti; ma quando i molti governano, pensano soltanto a contentar se stessi, e si ha allora la tirannia più balorda e più odiosa. La tirannia mascherata da libertà”. Insomma, come vogliamo vivere? L’impressione è che gli italiani non lo sappiano più e che siano pronti a sconfessare chiunque: vecchi e giovani, rottamatori e conservatori. Oggi predomina il partito della contrarietà, che è anche quello riconducibile, in parte, all’astensionismo elettorale. Nel 2017 si è per l’uomo forte, ma domani? Per un D’Alema, per un Gentiloni o per un volto insospettabile, riciclato o proveniente dalla società civile?

Alessandro Moscè

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