IL PREMIO STREGA: LA SOLITA POLEMICA DEL TRUCCO

Il primo scrittore a ricevere il Premio Strega, nel 1947, è stato Ennio Flaiano, con Tempo di uccidere. A settant’anni dalla nascita, lo hanno vinto Vincenzo Cardarelli, Cesare Pavese, Alberto Moravia, Mario Soldati, Giorgio Bassani, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Carlo Cassola, Umberto Eco, Elsa Morante, Anna Maria Ortese ecc. Soltanto Paolo Volponi se lo è aggiudicato due volte: nel 1965 con La macchina mondiale e nel 1991 con La strada per Roma. L’edizione 2016 si annuncia movimentata. “Il Premio Strega è truccato”, tuona polemicamente Antonio Moresco dopo l’esclusione dalla cinquina. La selezione avverrebbe attraverso regole tutt’altro che meritocratiche. Su “Repubblica” l’autore del romanzo L’addio (Giunti) ha detto: “Nelle stanze e nelle terrazze sovraffollate della Fondazione Bellonci, in un situazione di estraneità, ho assistito al consumarsi di un antico rito, quello della votazione per eleggere la cinquina dei finalisti dello Strega, dalla quale è stato escluso il mio ultimo che a me pare il più ardimentoso dei miei romanzi brevi”. Ma perché Moresco lo dice solo adesso che il premio è torbido e che le scelte non gli sono mai piaciute e non lo hanno mai convinto? Ha aspettato che il suo libro fosse estromesso dall’altare per ammonire che i premi, come l’editoria, aggiungiamo, hanno dinamiche del tutto particolari e predeterminate. Da parte sua, Tullio De Mauro, il presidente della Fondazione Bellonci, ha dichiarato su “Il Libraio”, in risposta: “Se Moresco sa chi è il presunto truccatore, ce lo dica, per favore. Ci aiuterebbe ad eliminarlo”. Lo Strega è un affare tra grandi gruppi editoriali e solo per non sembrare onnipresenti si consente l’entrata, in prima battuta, della piccola editoria. I retroscena sono molti e foschi. Anni fa Michele Serra si ritirò dalla competizione per far vincere un altro. Ammise che era stato invitato a far parte del comitato Amici della Domenica con la precisazione, peraltro, che non c’era obbligo di lettura dei libri. L’alternanza delle case editrici che salgono sul podio porterebbe Mondadori-Einaudi a vedersela con Rizzoli o con Bompiani. 23 volte ha vinto Mondadori, 13 Einaudi, 10 Rizzoli e 9 Bompiani. Solo 4 volte Feltrinelli e Garzanti. Non ci meraviglia nulla, e sappiamo che nel grande calderone delle passerelle italiane succedono sempre le stesse cose. Insomma, autopremiazioni, autocelebrazioni, autoincensamenti (ricordo che nel 1992 Giorgio Saviane mi disse con largo anticipo che lo Strega lo avrebbe vinto Vincenzo Consoli). La formula va cambiata: nel ninfeo di Villa Giulia c’è bisogno di aria pulita. Forse bisognerebbe partire dall’eliminazione degli Amici della Domenica e affidarsi ad una giuria popolare composta di studenti, metalmeccanici, insegnanti, dirigenti d’azienda e pensionati.

Alessandro Moscè

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