Spegni la luce

Spegni la luce, andiamo
nella stanza da gioco, dove fa più caldo
o di là, in cucina, dove si schiudono i sorrisi
dei primi giorni di aprile.
Quante volte si muore ogni giorno, specie di notte,
quando si cerca una mano tra le ombre,
nella culla di un sogno finito male
o nel fischiettio del vicino insonne
che ha la memoria lunga dei contadini
e raccoglie tutti i tramonti e le albe
innaffiando gli alberi da frutto.
Quante volte si sopravvive ad ogni morte,
ad ogni vapore mellifluo
se il cuore si stringe
per chi non c’è più da decenni
incoronato come il santo di una chiesa
che nessuno viene a trovare
neanche dopo la messa della domenica

 

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