Continuano le polemiche sulla presenza dell’editore Altaforte (presunto fascista di Casa Pound che ha pubblicato un libro-intervista al Ministro degli Interni Matteo Salvini) al Salone del Libro di Torino, tanto che lo storico e saggista Carlo Ginzburg diserterà l’evento, così come Christian Raimo e Zerocalcare. Poche ore prima aveva annunciato che non avrebbe partecipato lo stesso collettivo Wu Ming. Michela Murgia, Chiara Valerio, Helena Janeczek e Teresa Ciabatti stanno lavorando ad un documento con il quale, pur non disertando il salone, esprimono il loro disagio. Michela Murgia non perde occasione per esternare il suo fanatismo e dice esplicitamente che andrà per contestare, come se fossimo in una piazza, accennando ad uno “stare di lotta” e gridando il suo disgusto. Il comitato del Salone del Libro di Torino ha risposto richiamando la libertà di pensiero garantita dalla Costituzione, quindi le leggi Scelba e Mancino: “È indiscutibile il diritto per chiunque non sia stato condannato per aver propagandato idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, di acquistare uno spazio al Salone”. Questa è l’equilibrata posizione del direttore della kermesse, lo scrittore Nicola Lagioia (un uomo di di sinistra). La rivolta contro l’editore nero rischia di diventare, giorno dopo giorno, un mezzo formidabile di promozione in suo favore. Pensiamo che nessun libro andrebbe bruciato, semmai discusso. Al Salone del Libro di Torino non si può parlare di peste, di orrore e neppure di legalità. Attenzione anche al fascismo degli antifascisti, perché da quanto si legge, il patron della casa editrice incriminata, Roberto Polacchi, ha rischiato di essere aggredito. Se si registrerà un reato, cioè l’apologia del fascismo mediante l’uso improprio dell’editoria, lo sentenzierà la magistratura, nessun altro. Ogni forma di totalitarismo si combatte con la legittimità delle idee, pur di non trasformare i padiglioni dell’evento in programma dal 9 al 13 maggio, in un “combattimento politico” con picchetti, slogan, striscioni, canti ecc. L’effetto boomerang è già in atto, tanto che il Governatore del Piemonte Sergio Chiamparino (Pd) dichiara: “E’ giusto che possano parlare tutti. Stop”. Non esiste un reato d’opinione e l’arma contro l’oscurantismo dei nostri tempi è solo l’informazione. L’editore Altaforte se la ride, perché ha avuto una pubblicità insperata e i libri che pubblica venderanno molto di più. Federico Fellini, un visionario e un sognatore, pensava, leggo testualmente, che “la censura è sempre uno strumento politico, non uno strumento intellettuale. Strumento intellettuale è la critica, che presuppone la conoscenza di ciò che si giudica. Criticare non è distruggere, ma ricondurre un oggetto al giusto posto nel processo degli oggetti. Censurare è distruggere, o almeno opporsi al processo del reale”. Fellini aveva avuto più lungimiranza dei contestatori di oggi. Forse l’indifferenza crea un effetto maggiore del tumulto.
Alessandro Moscè