LA SCUOLA FORMATIVA DI FRANCESCO PROFUMO

Lunedì 4 febbraio è stato ospite a Fabriano Francesco Profumo, una figura di spicco della migliore Italia: accademico, ex presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Ex Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca del governo Monti dal 16 novembre 2011 al 28 aprile 2013, Profumo ha diretto Iren SpA (2013-2016). Dal 2014 è presidente della Fondazione Bruno Kessler e dal 2016 presiede la Compagnia di San Paolo. Dal 14 luglio 2014 è presidente della Business school ESCP Europe presso il campus di Torino. Il tema del quale si è discusso era incentrato sul mondo dell’istruzione. La scuola è ancora una frontiera educativa? Ed eventualmente, con quale progetto e con quali prospettive critiche nell’interesse dell’istruzione, in favore dei professionisti del prossimo decennio? In un settore della vita pubblica che i più considerano un nodo alquanto complesso, quale può essere il segno distintivo di un’inversione di tendenza? Non dimentichiamo che nell’ultimo periodo le risorse destinate alla formazione del personale scolastico sono state quasi azzerate. Leadership per l’innovazione nella scuola (Il Mulino 2018, nella collana Fondazione per la Scuola Compagnia di San Paolo) a cura di Francesco Profumo, offre delle chiavi di lettura affinché i protagonisti, come recita il sottotitolo, azionino le leve del cambiamento. Viene auspicato che dirigenti, docenti, studenti, istituzioni e famiglie sappiano finalmente trovare un punto di snodo nell’epoca del digitale, tra i vantaggi e i rischi della frontiera online. Il libro, scritto a più mani, nasce dal Festival “Educa” tenutosi a Rovereto nel 2016 e ha come oggetto il discernimento nel mondo della formazione, con l’obiettivo di “aprire e rendere pubblica la conoscenza condivisa”. Francesco Profumo si appella ad una scuola formativa più che informativa, dove la tecnologia sia uno strumento ordinario e di accompagnamento. Viene richiamato non solo il bisogno ma anche il sogno dei ragazzi, perché il capitale professionale si fondi sulla figura del dirigente scolastico, il regista, e sul corpo docenti, il direttore d’orchestra. Il processo di apprendimento dello studente rappresenta il nucleo del paradigma, ben sapendo che bisogna puntare su “esperienze didattiche partecipative e di apprendimento attraverso il fare”. Ecco che viene elaborato un decalogo del docente come leader innovativo e messa in luce la sua competenza relazionale e comunicativa (non solo pragmatica e didattica). Si chiede che il docente sappia lavorare in team con tutti gli attori del sistema scuola contribuendo a costruire una comunità. Inoltre vengono sottolineate le competenze pedagogiche e psicologiche, di progettazione e visione, il mettersi in gioco in prima persona aggiornandosi, non smettendo di “coltivare la ricerca”. Dallo studio emerso si appronta lo stesso decalogo delle tecnologie, consci che il cambiamento è prima di tutto culturale, non strumentale; che la tecnologia implica un’evoluzione del sistema che deve essere “trasparente e abilitante”, garantendo equità nell’accesso alla rete e ai suoi strumenti. Al centro dell’innovazione rimane sempre la persona, in una scuola capace di raccordarsi con il mondo esterno e con le altre realtà formative del territorio. Insomma, il carico di responsabilità è davvero aumentato, mentre alcuni soggetti come la parrocchia e i partiti, un tempo determinanti per la formazione dell’individuo, sono stati spazzati via. Francesco Profumo propone un patto, non un’ennesima riforma della scuola. Il cambiamento è tutto nella mentalità, partendo da una premessa aleatoria congiunta al senso di responsabilità e all’interazione tra soggetti: “I bambini che hanno iniziato le scuole elementari nel 2018 finiranno le scuole medie nel 2026 e le scuole superiori nel 2032. Ci vorrebbe una sfera di cristallo per sapere quali saranno le conoscenze e le competenze richieste alle cittadine e ai cittadini di domani, perché si tratta di immaginare come sarà la vita del futuro e quali lavori saranno richiesti”.

Alessandro Moscè

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