SORRIDI E TI UCCIDO

Non basterebbe la creatività del pluridecorato Andrea Camilleri, né quella di altri giallisti italiani che scalano la vetta delle classifiche settimanali dei libri più venduti. Anzi, nessuno di loro sarebbe credibile, qualora scrivesse la dinamica dell’accaduto del 23 marzo: il romanzo avrebbe dell’inverosimile. Eppure come abbiamo sempre sostenuto, è la cronaca che inventa la realtà e la realtà innesca la fantasia, anche quella più macabra. E’ bastato un sorriso, un solo sorriso, per determinare la fredda esecuzione. A Torino Stefano Leo, 22 anni, è stato assassinato con una coltellata alla gola mentre camminava sul Lungo Po, semplicemente perché era felice. Il racconto dell’omicida ha sconvolto anche il procuratore reggente. Said Mechaquat, 27 anni, di origini marocchine, era deluso, frustato, rabbioso. Ha guardato i passanti per venti minuti e ha scelto lui. Ha ucciso per una sensazione repressa che lo faceva arrovellare: il sorriso di chi gli sfilava davanti. Non lo sopportava. Quindi il movente è insito nell’evidente pace interiore dell’altro, uno sconosciuto, che contrasta con la propria disperazione. Sigmund Freud affermava che “proprio l’imperiosità del comando di non uccidere ci assicura che discendiamo da una serie lunghissima di generazioni di assassini i quali avevano nel sangue, come forse ancora abbiamo noi stessi, il piacere di uccidere”. Milan Kundera si spingeva oltre, sostenendo che se avessimo la possibilità di uccidere a distanza e di restare impuniti, l’umanità sparirebbe. La crudeltà nazista, la banalità del male, l’irrazionalità di un gesto del tutto inutile, costituiscono la dimostrazione ineccepibile che non conosciamo l’uomo, che nel suo vortice scivola una parte di sé rinnegata eppure non estirpata, che è lì, maldestramente, pronta ad alzare il capo. Si uccide fisicamente, si uccide con il pensiero. Ma quando l’azione diventa insulsa e vigliacca, capiamo che l’uomo è ancora schiacciato nel dualismo tra bene e male. Caino e Abele esistono, e il primo libro della Bibbia, La Genesi, ripercorre la storia, ogni storia secolare nella sua attualità. Ricordate Adolf Eichmann, il criminale nazista catturato in Argentina e ucciso a Gerusalemme? Era un grigio burocrate. Quando Hannah Arendt, inviata della rivista “The New Yorker Times” lo vide e lo ascoltò, lo descrisse come un uomo insignificante. Eppure aveva pianificato lo sterminio degli ebrei. Era soprattutto un soggetto che non destava sospetti. Uno tra i tanti. La malvagità e la superficialità a volte si sovrappongono. Fare il male e non sentirlo, perché l’altro sorride, perché si esegue con impassibilità l’ordine imposto dal superiore di sopprimere migliaia di persone. L’afflizione della condizione umana, nel 2019, ci perseguita, ma il subdolo demone che vuole soggiogarci non lo riconosciamo mai.

Alessandro Moscè

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