UOMINI, ALBERI, GABBIANI E NOCENTAURI

A Roma si aprono buche che diventano voragini. Cadono alberi, pini e abeti mastodontici. Dal basso e dall’alto corre la morte. L’accadimento, impensabile per l’uomo, generato dalla disattenzione e dall’incuria, trasforma il passaggio di un’automobile o l’attraversamento sulle strisce pedonali di un bambino, in un’improvvisa tragedia. Le ferite create dalle motoseghe facilitano l’azione di insetti e funghi in grado di degradare il legno. I nuovi rami, appena diventano più pesanti, si spezzano, e l’ulteriore ingresso di patogeni innesca problemi di tenuta. Insomma, siamo noi che vessiamo gli alberi. Il nemico del manto stradale sono i mezzi pesanti, i camion e i pullman. Il passaggio ciclico provoca la rottura del conglomerato bituminoso, l’asfalto. All’inizio le crepe riguardano solo gli strati più profondi che si ramificano in superficie con il continuo passaggio di carichi. La strada ha l’aspetto di una ragnatela, ciò che i tecnici chiamano “pelle di coccodrillo”. Da lì a poco, con la prima infiltrazione di acqua, si formerà una buca. Cambia l’uomo, cambia la natura, cambiano le città. Mancherebbe solo il marziano di Ennio Flaiano che scende con la sua aeronave a Villa Borghese, nel prato del galoppatoio. Lo scrittore immaginava la folla pressata, ondeggiante, che aspettava, cantava, gridava, improvvisava danze. Ma i cittadini finirono per non meravigliarsi più di niente, ignorando l’extraterrestre. Il grottesco diventa abitudine, l’illogicità un principio, un qualcosa che muta radicalmente il nostro sistema di vita. Aurelio Picca, nel suo libro Arsenale di Roma distrutta (appena edito da Einaudi), pensa che un bizzarro personaggio liberi gli animali del giardino zoologico di Villa Borghese. Di notte potremmo incrociare anaconde, leoni, giaguari, scimmie di ogni tipo saltellare da un tetto all’altro o camminare per via Condotti, scendere la scalinata di Piazza di Spagna. Del resto i gabbiani, volatili simbolo di purezza, che nelle Marche secondo la tradizione trasporterebbero le anime beate dei defunti, ora abitano le città e aggrediscono le persone. Sono rabbiosamente a caccia di cibo, come le gazze, le taccole e altri animali in una lotta spietata tra cielo e terra. I cinghiali sono a spasso nella campagna e nelle periferie tra la curiosità e la paura di tutti, mentre le amministrazioni comunali studiano i piani di abbattimento. Sempre più spesso, appena cala il sole, ai bordi delle vie provinciali si vedono volpi smarrite, quasi surreali. Forse arriveremo alla fantasticheria di Ermanno Cavazzoni, con la nascita di nuovi animali. Il bestiario è composto di varie specie: il nocentauro, metà asino e metà uomo; l’ircocervo, un cavallo con l’aspetto di cervo, la barba e il pelo folto; il leontofono, piccolissimo animale la cui orina annienta il leone. E come non vedere davanti ai nostri occhi l’indomabile, sensualissima sirena che seduce l’uomo con il suo canto illusorio, il suo splendido corpo e una pinna saettante?

Alessandro Moscè

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