L’ETERNA RICREAZIONE DI BERLUSCONI

Ho visto Loro 1 e Loro 2. Il film diviso in due parti di Paolo Sorrentino mi è parso scialbo, mentre La grande bellezza resta un capolavoro. Nella pellicola ambientata a Roma il tono surreale e visionario inquadrava la rappresentazione di una città dentro un’altra città, un manipolo di persone che vagheggiava. Individui errabondi che inseguivano il mistero di sorprendersi, per sé. Roma era una terrazza, una vecchia suora, un tramonto, un volo spettacolare di uccelli. La bellezza era l’inedito di una giornata, con splendidi colori pastello, irrelati, o sfumati. Sorrentino l’intellettuale cercava di soffocare il senso di miseria. Loro 1 e Loro 2 sono film cronachistici, che seguono pedissequamente un copione non aggiungendo nulla a ciò che sappiamo su Silvio Berlusconi. La sceneggiatura è costruita su frasi fatte, affilate ma consunte. Toni Servillo, in un’intervista pubblicata da “Repubblica” domenica 13 maggio, dice che il corpo politico di Silvio Berlusconi insegue l’immortalità. La vita dopo la morte, come il Cristo in Croce di porcellana prelevato da una chiesa abruzzese crollata nelle macerie del terremoto. Quella statua non simboleggia il dualismo vita/morte, ma appunto la resurrezione, quindi l’immortalità, un dopo che c’è sempre. Ma se si vuole leggere il film, o meglio la mimesi di Berlusconi nell’immaginario collettivo al quale Sorrentino non ha aggiunto nulla di stupefacente, di geniale, più che il corpo al centro della villa, di una stanza, del giardino, della sauna, della recitazione, delle vacanze in Sardegna, emerge ciò che al regista probabilmente sta meno a cuore: dire la sua su Berlusconi. Chi è? Perché ha avuto e ha successo l’ottantenne appena riabilitato politicamente? Perché ne hanno decretato, sbagliando, la fine prima del tempo, tante volte? Non perché è un corpo ammaliante, nemmeno perché è un abile venditore. Non perché è un leader di peso, non perché ha uno smisurato potere. Ma perché Berlusconi si è immedesimato nell’italiano medio, nell’immediatezza e nella rozzezza dell’uomo che non pensa, ma agisce. Lo disse Alberto Moravia, che l’universo maschile ruota intorno al sesso e al denaro. Berlusconi ha praticato la strada del sogno che inseguono i suoi connazionali: sesso e denaro, appunto. Sono queste le forme di appagamento che rinvigoriscono i più. Berlusconi ha fatto capire che il desiderio si può realizzare con le olgettine, le veline, le letterine, con la mondanità della notte. Accantoniamo la legge di bilancio, la flat tax, il reddito di cittadinanza, le aliquote, i sistemi fiscali ecc. E’ tutto molto più semplice. Basta un corpo, ma non il suo. Quello della sculettante ragazza nel primo piano delle cene eleganti. L’intercettazione della magistratura, di conseguenza, è vista come un sopruso, il processo come un accanimento, la corruzione come un’intrusione. La verità è che l’italiano ha assolto Berlusconi perché assolve con formula piena il divertimento, il piacere, l’effimero e condanna tutto ciò che lo proibisce secondo un dettame autoritario. Il movimento sexy e la lap dance come un benefico diversivo per non ossessionarsi con la disoccupazione e la riduzione delle tasse in un paese allo sbaraglio. Questo dettaglio in carne ed ossa si chiama solo Silvio Berlusconi. Non un politico di lungo corso, ma un modello, un prototipo tra svago, passatempo, gioco, sollazzo. Un’eterna ricreazione da ventenni.

Alessandro Moscè

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