FINCHE’ L’ALBA NON RISCHIARA LE RINGHIERE

Introduzione all’ebook di Alessandro Moscè

Finché l’alba non rischiara le ringhiere (Laboratori di Poesia 2017) è una piccolissima raccolta di Alessandro Moscè che, pur apparendo come un capitolo definito e concluso di un corpus ben più ampio, si fa leggere come una vera e propria opera a se stante laddove consegna al lettore tutte le coordinate di uno sguardo al mondo filtrato da una poetica e da una lingua. Moscè fotografa momenti quotidiani con la pacatezza di chi non vuole giudicare né vuole farsi coinvolgere o sorprendere dalla realtà. Nella misura almeno del possibile. Senza fare riferimento alcuno (in maniera abbastanza straordinaria anche) a uno status di precariato che il poeta oggi non può non constatare. Moscè paradossalmente non vive alcun precariato, alcuna incertezza, ma subisce (e lo testimonia) un mondo che sa già essere scuro, non vuoto né nero ma pesante, difficile, un mondo dove il ferro freddo delle ringhiere è ciò che sta al di là del cespuglio leopardiano e non c’è altro se non quel freddo. Un mondo dove si può morire di malinconia ma la luce non è per questo assente. Anzi, in Moscè è palese fin dall’inizio, tale luce è contrappeso, soluzione alla vita stessa. O meglio, è la dolcezza possibile che si riconfigura nella lingua. Per l’autore la luce che può rischiarare per alcuni momenti le ringhiere è la sensualità di un erotismo che è incontro caldo con l’altro, che è comunicazione e comunione, contro l’immobilità della cucina nelle piastrelle / e nella domenica passata ad aspettare. Laddove l’accettazione della vita pare non dare adito ad alcun trascendimento tale sensualità per alcuni istanti (non di rado dolorosi) palesa dall’interno la possibilità non tanto della rivalsa quanto dell’immaginazione. Un’immaginazione che è respiro, bagliore, armonia transeunte. Fino a un auspicio che Moscè evidentemente consegna al lettore lasciandogli libertà d’interpretazione tra possibilità e sogno:

Ricarica l’orologio e lascialo andare: si fermerà per attenderci nella tregua del sogno e della verità del nostro amore salvato. Non conteremo più né mesi né decenni, saremo il ritratto di Dorian Grey trasferito nel desiderio di eternità senza più il tic tac del quadrante al polso. Il nostro specchio ci  rifletterà felici nei giorni che verranno…

Alessandro Canzian

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