LA CARTA, QUESTA MISS

Troppo in fretta si è pensato che l’uso del computer e dei social media potesse azzerare l’uso della carta. Oggi si sta tornando indietro, se è vero che gli stessi e-book non hanno mai preso campo, qui in Italia come altrove. Un giornale si tocca, si annusa. Un libro si sottolinea, lo si fa proprio. Il mezzo elettronico è qualcosa che rimane asettico. La carta stampata ha un suo fascino secolare e una tradizione che non si possono cancellare. Sarebbe come optare per l’arte contemporanea escludendo i classici. La storia sedimenta un valore, lo rende universale. La carta permette un approfondimento che di rado possiamo trovare su Facebook. La concentrazione e la riflessione, davanti ad uno schermo, non sono le stesse. Il lettore del web ha poca pazienza, non vuole perdere tempo. Sulla carta il lettore si affida, sul web il lettore sbircia. Per questa ragione i testi del web devono essere brevissimi, semplici da comprendere, accattivanti per attirare l’attenzione nell’immediato. Lo short message e la fame di comunicazione in tempo reale non bastano. Il tablet non è particolarmente amato dai lettori accaniti, né tanto meno dagli editori. E’ famosa la frase di Umberto Eco contro l’utilizzo del web che darebbe diritto di parola ad una legione di imbecilli. Qui apriamo un altro capitolo. Nella carta, questa presunta legione, si riduce. La carta permette una selezione di chi scrive, di chi appunta, di chi verifica. Quando gli fu conferita una laurea in Comunicazione e Cultura dei media a Torino, il celebre scrittore commentò: “La tv aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità. I giornali dovrebbero dedicare almeno due pagine all’analisi critica dei siti, così come i professori dovrebbero insegnare ai ragazzi ad utilizzare i siti per fare i temi. Saper copiare è una virtù, ma bisogna paragonare le informazioni per capire se sono attendibili o meno”. In quell’occasione Eco tirava in ballo la stessa veridicità della notizia. Resta il fatto che il quotidiano, come il libro, non è destinato a tramontare. L’autorità della carta non si è mai affievolita. Non è neppure vero che sarà rivolta ad una nicchia di riferimento, se i dati ci dicono che c’è una frenata sull’altro versante, che attualmente metà della popolazione statunitense non legge nulla sul web e non conosce il digitale. La carta rimane regina, miss. Lo stesso scrivere sul web non è come scrivere sulla carta, che non consente il copia e incolla, altro confine dei nostri tempi freneticamente comunicativi. Scrivere sui blog vuol dire spesso scrivere in serie, in modo omogeneo e stereotipato, al punto tale che non esiste più uno stile.

Alessandro Moscè

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