SI SCRIVE MALE PERCHE’ NON SI SCRIVE PIU’

Seicento insegnanti universitari italiani hanno lanciato l’appello e chiedono un intervento urgente al governo e al Parlamento. “Nelle tesi di laurea compaiono errori da terza elementare. Bisogna ripartire dai fondamentali: grammatica, ortografia, comprensione del testo”. Serve un piano di emergenza che rilanci lo studio della lingua italiana nelle scuole elementari e medie. Lo spiega Giorgio Ragazzini, uno dei quattro docenti di scuola media e superiore del gruppo di Firenze che ha promosso la lettera. Aggiunge: “Stiamo risentendo di una svalutazione della grammatica e dell’ortografia che risale agli anni Settanta”. Non ci sorprende che i ragazzi non sappiano più scrivere. L’università non li aiuta, perché molti di loro non scrivono più dalla scuola superiore. E’ un errore imperdonabile che negli atenei siano stati soppressi gli esami scritti. Uno studente di Giurisprudenza non scriverà mai un atto di citazione, così come uno di Medicina non si cimenterà in una diagnosi avallata da un certificato medico. Non stiamo parlando di un linguaggio tecnico, ma appunto di regole elementari. Questo è anche il segno del fallimento della nostra università dove tra l’altro non c’è mai stata una correlazione tra il mondo dell’istruzione e quello della produzione. Siamo dalla parte di chi ha scritto questa lettera per lo stesso motivo per cui invitiamo gli italiani a leggere saggi e romanzi. L’Italia è un paese che non legge, quindi che non scrive. I dati impietosi sulla nostra refrattarietà alla cultura di base è impressionante. I tassi di scolarizzazione e di lettura seguono piani contrapposti. Il 56,5% degli italiani non arriva a finire nemmeno un libro l’anno. Tra il 2007 e il 2014 gli acquisti di smartphone sono cresciuti del 145,8% e la spesa per l’acquisto dei libri è crollata del 25,3%. E’ dalla didattica che dobbiamo ripartire, dalla scuola. Ma la riforma dell’università è un ulteriore elemento che risulta determinante e trascurato. Nessuno che ci metta le mani seriamente. Internet non basterà a salvare gli italiani. Saremo più comunicativi, ma meno informati. Saremo più globalizzati, ma perderemo in conoscenza. Sostiene lo psicologo e scrittore John Condry nel libro Ladra di tempo, serva infedele (CDE 1993). “Il tempo trascorso a guardare la televisione allontana il bambino dalla lettura; la capacità di leggere è scarsamente sviluppata, e il valore della lettura trascurato. I bambini vengono abbandonati ad una serva infedele che li espone a vicende sconnesse raccontate da persone sconnesse”. Non avevamo dubbi. I social media stessi riducono il linguaggio in pillole, in slogan, in segni. Tutto è subitaneo e illusorio.

Alessandro Moscè

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