UN BABBO NATALE PIU’ POVERO

Ci sono regali che costano anche 17.000 dollari. E’ Robby, il robot del cinema: due metri di altezza e ben tredici chilogrammi di peso. O il giubbino originale di Clark Kent indossato in “Smalville”, per farvi sentire un superuomo durante la stagione invernale. Il prezzo, più contenuto, è fissato a 2.150 dollari. Se l’Italia è in una fase drammatica di recessione economica, le feste natalizie del 2016 non si smarcano dall’impasse che dura da più di dieci anni, nonostante le bizzarrie di importazione americana come le merci che abbiamo menzionato. A Roma un vecchio barbone con il cappello di Babbo Natale malmesso in testa, riposava nei pressi della stazione Termini. Un bambino, vedendolo, ha pensato che non gli sarebbe stato recapitato alcun regalo, che la crisi colpisce anche chi porta i doni e che la bontà non serve più a nulla. Insomma, la lettera scritta di pugno quest’anno, sarebbe finita in mani sbagliate, ad un mentecatto. Se il Natale è una ricorrenza ludica più che cristiana, il rischio è che venga meno la tradizione dei pacchi da scartare a mezzanotte. Resta dunque la preghiera, la nascita di Gesù Bambino, il presepe, l’albero, cioè la veste sacra, originaria. Quel Babbo Natale romano steso a terra, è l’emblema di una storia che nasce dalla povertà, dai luoghi malfamati dei senza tetto. Una figura ben diversa da quella che ha la sua base operativa a Rovaniemi, a 2.600 chilometri dal Polo Nord, capoluogo della Lapponia finlandese, a sud del Circolo Polare Artico. Da Rovaniemi, viaggiando con il bus, si può raggiungere il villaggio di Babbo Natale e vivere la sua magia. Questa città è animata da piccoli gnomi. L’impressione, però, è che non ci sia più spazio per le favole animate, che il tepore del Natale abbia lasciato il posto ad una concretezza fredda e alla sola preghiera. Il sogno si è frantumato. Stavolta l’immaginazione esce sconfitta dalla realtà. Nessuno vorrebbe sentirsi dire che Babbo Natale non esiste, ma i bambini cominciano a dubitarne, così come gli adulti sono sempre meno persuasi dal travestimento e dalla posa. La sera della vigilia si aspetterà con ansia, ma anche con il tormento di un posto di lavoro che manca, della cassa integrazione, del contratto interinale, a tempo determinato ecc. Tanto che una bambina, nella sua lettera, chiede a Gesù Bambino un lavoro per il padre, nient’altro. E’ forse il Natale di Thomas Mattheus Muller, Quella volta che Babbo Natale non si svegliò in tempo, e non seppe fermare gli orologi, che segnerà la resa del consumismo? “C’era una volta, in mezzo alla neve soffice e bianca, la casetta di legno del vecchio Babbo Natale”. Sarà successo davvero che Babbo Natale e la sua renna decisero di inscenare il circo tra musicisti stravaganti, maghi pasticcioni e ballerine sul filo? Nessun regalo, ma un’improvvisazione. La povertà può portare al ridimensionamento delle pretese, ma non della fantasia, che in fondo è la vera matrice del Natale: un sogno senza fine, come l’infanzia di tutti, come il ricordo più dolce.

Alessandro Moscè

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