L’aria del lunedì

Dovremmo rivederlo il mare nel brillio accecante,
sì, anche quest’anno che non mi fermerò al ristorantino,
anche quest’anno senza i capelli schiacciati,
ognuno al suo caldo stordito.
Non mi dirai che scendi a comprare le caramelle al caffè,
che hai caldo nel palmo della mano
sfiorando l’imbocco dell’autostrada
con la bottiglia di coca che fa le bollicine.
La cometa del giorno arriva fino alla spiaggia,
all’incrocio della meridiana del sole nell’ora di pranzo
quando la gente va via.
Dov’è che incomincerai a bamboleggiare
i tuoi vent’anni raddoppiati
nel sogno franto dai cristalli di pioggia,
quando l’ora non passa mai?
Sarà da un marciapiede all’altro il nostro andare,
sperduto nel ritmo indiavolato di giugno
e nelle piume del cuore di un figlio
sotto l’arco delle braccia giganti.
Ha un taglio lungo l’amore,
dal parabrezza alla pelle frastornata
nell’ingresso degli abbracci che graffiano i muri
tra un pianto e un’incazzatura.
Sei regina che si sdraia di fianco e intona una lode, una preghiera,
sei della razza di chi non ha paura di spogliarsi
della cinta bucata dell’anima.
E allora, dov’è rimasto il degradare del Conero,
l’aria del lunedì, sana e ruffiana?
Ridi, ridi forte, e vola nel regno delle aquile
di schiena e di petto…

 

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